Un progetto pilota per lo spopolamento delle aree rurali
Mondo Uci - 27 Feb 2025
Lo spopolamento delle aree interne è una delle principali sfide che l’Italia deve affrontare. Oltre il 60% del territorio nazionale si sta svuotando, con un progressivo declino demografico e un impoverimento del tessuto produttivo. In questo contesto, esperienze come quella di Comunanza, piccolo centro delle Marche in provincia di Ascoli Piceno dimostrano che l’integrazione può rappresentare una soluzione concreta per mantenere vivi i territori e rafforzare il settore agricolo.
Lo spopolamento delle aree interne
Mario Serpillo, presidente dell’Unione Coltivatori Italiani (UCI), ha commentato a Comunanza i dati allarmanti sulla marginalizzazione delle aree rurali. Dalla sua relazione emerge che non bastano gli incentivi economici per riportare le persone a vivere nelle aree interne, ma servono politiche di sviluppo strutturate, in grado di garantire servizi essenziali, infrastrutture moderne e opportunità di lavoro. L’agricoltura, in particolare, rappresenta una leva fondamentale per il ripopolamento e la crescita sostenibile dei territori.
L’esempio virtuoso di Comunanza
Il caso di Comunanza rappresenta un esempio virtuoso di come l’integrazione della manodopera straniera possa contribuire al mantenimento del tessuto produttivo locale. La comunità indiana, che oggi costituisce oltre il 10% della popolazione, si è integrata grazie al lavoro, creando un indotto economico stabile e contribuendo alla vitalità del territorio. Questa non è solo una storia di accoglienza, ma di reciproco scambio culturale e di sviluppo socioeconomico.
I suggerimenti del presidente Serpillo
Mario Serpillo ha sottolineato la necessità di una strategia più ampia e coordinata: «Le Green Communities, la Strategia Nazionale per le Aree Interne e altre iniziative possono rappresentare strumenti validi, ma devono essere applicati con obiettivi chiari e concreti. L’abbandono delle campagne non solo mette a rischio il patrimonio agricolo, ma aumenta anche i pericoli ambientali, come incendi e dissesto idrogeologico. Un territorio curato e produttivo è più sicuro per tutti. L’agricoltura è un motore di crescita che va sostenuto con interventi mirati e duraturi».