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Permacultura: il futuro dell’agricoltura secondo Mario Serpillo

Mondo Uci - 30 Mag 2025

«La permacultura non è una moda passeggera né un’utopia per ambientalisti idealisti: è un modello agricolo e sociale concreto, che risponde alle sfide del nostro tempo con intelligenza, equilibrio e rispetto per la natura» a dichiararlo è Mario Serpillo, presidente dell’Unione Coltivatori Italiani, intervenendo oggi per sensibilizzare l’opinione pubblica e il mondo agricolo su un approccio che sta rivoluzionando il concetto stesso di coltivazione e gestione del territorio.

Cos’è la permacultura

«Parliamo di un sistema che non si limita a produrre alimenti, ma a rigenerare gli ecosistemi, a rafforzare le comunità locali e a ridurre in modo drastico l’impatto ambientale delle attività umane», continua Serpillo. «La permacultura, infatti, insegna a osservare prima di agire, a valorizzare la biodiversità, a progettare gli spazi seguendo i ritmi naturali, e a usare in modo efficiente ogni risorsa disponibile, dall’acqua all’energia, senza sprechi e senza danni. Tre i pilastri fondamentali della permacultura, spiega il presidente UCI: cura della terra, cura delle persone e condivisione delle risorse. «È un paradigma circolare, dove ogni elemento del sistema nutre l’altro. E questa visione ci parla non solo di agricoltura, ma anche di edilizia, relazioni sociali, educazione e comunità. Un modello integrato per costruire un futuro davvero sostenibile.»

I vantaggi della permacultura

Secondo Serpillo, i vantaggi della permacultura sono tangibili: «Dalla rigenerazione del suolo alla riduzione dei costi di produzione, dalla resilienza climatica all’autosufficienza alimentare, fino al benessere personale e collettivo. Non servono grandi estensioni di terreno: anche in un balcone o in un piccolo orto urbano si può mettere in pratica questa filosofia e iniziare a vivere in modo più sano e consapevole.» L’Unione Coltivatori Italiani da tempo guarda con attenzione a questa evoluzione. Conclude Serpillo: «Come UCI crediamo che la permacultura possa rappresentare una svolta concreta per i nostri agricoltori, soprattutto per i giovani, per le imprese familiari e per chi abita le aree interne. Sostenere e diffondere questo approccio significa investire su un’agricoltura che non distrugge ma rigenera, non consuma ma restituisce, non isola ma connette. Ed è esattamente questo il futuro che vogliamo costruire.»

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