Lo spreco alimentare è un paradosso da combattere
Mondo Uci - 7 Feb 2025
L‘Unione Coltivatori Italiani (UCI) invita a riflettere sullo spreco alimentare, un costume negativo dal punto vista morale, economico e ambientale. Ogni giorno, senza quasi rendercene conto, gettiamo via cibo ancora buono, contribuendo a un fenomeno che ha un impatto devastante sull’ambiente e sulla società. Secondo il rapporto 2025 dell’Osservatorio Waste Watcher, in Italia lo spreco alimentare pro-capite ammonta a 88,2 grammi al giorno, per un totale di oltre 27 chili l’anno a persona e un costo economico di circa 140 euro annui per ciascun cittadino. Una cifra che assume proporzioni ancora più drammatiche se consideriamo che, mentre gli sprechi aumentano, cresce anche l’insicurezza alimentare: 735 milioni di persone nel mondo vivono ancora oggi in condizioni di denutrizione.
Il problema del cibo sprecato
«Non possiamo più permetterci di ignorare il problema dello spreco alimentare» dichiara Mario Serpillo, presidente dell’UCI. «Gettare via il cibo stride in modo sempre più scandaloso con l’impossibilità di accedervi per le popolazioni che vivono nei paesi poveri del pianeta o maggiormente esposti ai cambiamenti climatici e, oggigiorno, anche per coloro che appartengono alle fasce sociali più fragili dei paesi industrializzati. Inoltre, esso genera un imponente spreco di risorse: acqua, suolo, energia e lavoro vengono impiegati per produrre alimenti che finiscono direttamente nella spazzatura. È un paradosso etico ed economico che non possiamo più tollerare. Il dato più allarmante è che lo spreco avviene principalmente nelle case: il 58% del cibo gettato viene dai consumi domestici, mentre il 28% è perso nella fase di commercializzazione. Ad essere sprecati sono soprattutto frutta, pane e verdure, spesso acquistati in quantità eccessive o confezioni sovradimensionati».
I suggerimenti del presidente dell’Uci
«Dobbiamo cambiare prospettiva e adottare un consumo più responsabile» spiega Mario Serpillo. «Programmare la spesa, preferire prodotti locali e di stagione, ridurre il superfluo e supportare iniziative di recupero alimentare: sono azioni concrete che ognuno di noi può mettere in pratica subito – continua Serpillo – ma serve anche un impegno collettivo. Le istituzioni devono rafforzare le politiche di prevenzione e recupero, e la filiera agroalimentare deve investire in modelli più sostenibili. La Giornata Nazionale di Prevenzione dello Spreco Alimentare, giunta alla sua dodicesima edizione, rappresenta un’occasione per riflettere su quanto sia necessario e urgente agire. Non è più tempo di rimandare» conclude Serpillo «perché ogni giorno conta, ogni scelta fa la differenza. Ridurre gli sprechi non è solo una questione di rispetto per il cibo, ma un dovere nei confronti di tutti gli abitanti del pianeta, dell’ambiente e delle generazioni future. Serve un cambiamento culturale profondo, che tenga sempre al centro il valore delle risorse che abbiamo a disposizione».