Il rilancio dell’economia italiana passa attraverso le energie rinnovabili e l’agricoltura
Mondo Uci - 17 Feb 2025
I dati diffusi dall’Istat per il 2024 certificano un severo calo della produzione industriale. Da circa due anni si registra una tendenza negativa. Un segnale allarmante che impone una riflessione seria sulle politiche economiche del Paese e sulla necessità di investimenti strutturali per sostenere la competitività delle imprese italiane. Secondo i dati aggiornati dall’Istat, il 2024 si è chiuso con una diminuzione del 3,5% della produzione industriale, con cali generalizzati in quasi tutti i settori manifatturieri, a eccezione di quello alimentare e dell’energia.
Le parole del presidente Serpillo
«Il dato positivo del settore agroalimentare» spiega Mario Serpillo, presidente dell’Unione Coltivatori Italiani (UCI) «dimostra ancora una volta il ruolo chiave dell’agricoltura e dell’industria alimentare nella tenuta dell’economia nazionale. Tuttavia, senza un adeguato supporto, anche questo comparto rischia di subire contraccolpi, a causa dell’aumento dei costi di produzione e della competizione internazionale sempre più agguerrita. Un confronto con i principali competitor europei mette in luce il ritardo italiano, specialmente per quanto riguarda gli investimenti in energia rinnovabile. La Spagna, con una quota del 56% di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, sta beneficiando di una crescita economica nettamente superiore a quella italiana».
La necessità di una visione lungimirante
«Se negli ultimi anni l’Italia avesse investito sulle rinnovabili quanto la Germania o la Spagna» sottolinea Serpillo «oggi avremmo un’industria più competitiva, costi energetici più bassi e una minore dipendenza dall’estero. L’Italia deve accelerare sugli investimenti in agricoltura sostenibile, transizione energetica e innovazione tecnologica. Il settore primario può essere un motore di crescita, ma è indispensabile una visione politica lungimirante, capace di incentivare filiere corte, agroenergie e bioeconomia. Solo così potremo costruire un modello di sviluppo resiliente e inclusivo».